Un ritorno nei ricordi.

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Nemesis Revence
Posted on 6/3/2013, 22:54 by: Nemesis Revence




Nonostante fosse una giornata d'estate, su Hogsmeade imperversava una forte burrasca di vento e pioggia, naturalmente, niente di cui stupirsi essendo in Inghilterra, dove le giornate di sole splendente si possono contare sulla punta delle dita. Il cielo era incredibilmente scuro, questo lasciava intendere che quella forte tempesta sarebbe durata perlomeno tutta la giornata e forse anche nei giorni a venire. Era tutto avvolto nell'ombra che se non fosse per l'orologio che segnava pressoché le 10 mattino, si poteva credere fosse notte inoltrata, a illuminare la strada e i volti dei pochi passanti, erano i lampi accecanti che squarciavano il cielo. Il rumore era assordante e Nemesis, coperta sotto il mantello, si coprì le orecchie, nella speranza di attutire il suono che le rintronava attraversando le orecchie e scuotendole i nervi. Avrebbe perso la pazienza di lì a pochi minuti.

"Maledizione, maledizione, maledizione! Io odio la pioggia e il vento. Sono stanca! Mi trasferisco in Italia... Non mi abituerò mai a questo tempaccio"



Scoraggiata dalla pioggia che le sporcava gli occhiali (si dimenticava sempre di applicare l'incantesimo Impervius anche perché detestava quegli occhiali, ma senza vedeva poco, quindi, era senza scelta), dal fango che minava sempre il suo equilibrio e il buio che non le permetteva di riconoscere bene le insegne, si fermò e riparò sotto la tenda di un negozio.
Si voltò e vide attraverso la vetrina, riconobbe la locanda di Madama Piediburro e ricordò i fine settimana a Hogsmeade quando era una studentessa giovane e speranzosa di Hogwarts.

Veniva sempre qui con le sue amiche del cuore perché lo trovava un posto più intimo, meno affollato rispetto ai Tre manici di scopa e molto accogliente.

"Quanto tempo è passato.... Saranno almeno 6 anni che non vengo qui, non è cambiato proprio nulla"



Decise di entrare, il campanello attaccato alla porta vibrò e suonò e i pochi ospiti si voltarono a guardarla. Afferrò i lembi del cappuccio nero del mantello e li portò indietro, alzò il capo e lasciò scoperto il viso pallido e bagnato di pioggia. Alcune ciocche bagnate le si erano appiccicate sul viso e le spostò e con una piccola salviettina cercò di asciugarli alla meglio, affinché perlomeno smettessero di sgocciolare sui vestiti.
Mentre batteva i piedi sul tappetto per rimuovere i residui di fango, le si avvicinò un cameriere che le chiese dove preferisse accomodarsi.

<<laggiù, grazie>>



Rispose Nemesis. Scelse un tavolino appartato nella'angolo, non amava essere osservata, bensì osservare e avrebbe scelto lei da chi farsi avvicinare perché le capitava spesso di avere a che fare con maghi poco gentiluomini.
Avvolta nel tepore di quel locale tanto caro e famigliare, si sentì meglio e con un cenno chiamò il cameriere di prima e gli chiese una burrobirra.
A ventisei anni, ancora, ordinava quella bibita come se fosse ancora un'adolescente, però era la bibita della sua infanzia.
Si guardò intorno, osservava i ninnoli sulle mensole, sembrava di essere nel salotto di una vecchia nonnina, con fiocchi e merletti che penzolavano dovunque. C'era un odore dolce che la inebriava tanto da farle girare la testa. Era lo stesso odore di sempre, erano li stessi ninnoli di sempre e anche la burrobirra (che le era stata appena consegnata) era la stessa di sempre.

Dopo aver sorseggiato lentamente la bevanda, fu catapultata in un nuovo ricordo

"Dai, su guardami, Nem. Sono io, Jeff, smettila di guardarmi con il tuo solito sguardo inquisitore, perdonami. Lo so che mi vuoi bene"



Scostò la mano, come se davanti a sé ci fosse realmente Jeff che cercava di scusarsi accarezzandola.
Jeff era stato il suo primo 'fidanzatino' e la portava lì tutte le volte che doveva farsi perdonare qualcosa, e sempre lì trovava le braccia aperte di Nemesis, dopo averle chiesto scusa. Madama Piediburro aveva visto anche questo.

Incominciò ad osservare gli altri clienti, erano donne e uomini, tutti in atteggiamenti molto intimi, e in quel momento Nemesis si sentì realmente in imbarazzo. Frugò nella borsa ne tirò fuori carta e penna e cominciò a lavorare sul progetto di che portava avanti da tempo: inventare un incantesimo che la guarisse da qualsiasi presente e futuro problema agli occhi, voleva correggere la sua miopia.
 
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