Tutto era tranquillo ad Hogwarts. Ogni cosa - dalle persone fino ad arrivare ai dipinti sornacchianti - sembrava avvolto da un leggero velo e da una flebile atmosfera di tranquillità, di pacatezza. Nulla di quel pomeriggio avrebbe lasciato presagire che un "terremoto" avrebbe scosso gli animi di tutti; già... ma non stiamo parlando di un terremoto come catastrofe naturale, no no! Stiamo parlando di un "terremoto" in senso lato. Davina Lavinia Bat, strega eccentrica, donna eccentrica, insegnante eccentrica.. decisamente fuori dall'ordinario.. e decisamente fuori luogo in un contesto di così tanta pace dei sensi.
Urla iniziarono ad udirsi in lontananza, e gli sporadici studenti che stavano percorrendo il lungo corridoio della presidenza, si destarono in direzione opposta - per cercare la fonte di quel gridolino che ora era solamente un sibilo lontano, una eco, ma che stava avanzando sempre di più, poi ancora di più e di più; finchè dall'angolo spuntò correndo una borsa, sì sì avete capito bene! Una borsa.. per l'esattezza, costruita in pelle di coccodrillo, la quale sembrava possedere anche quattro zampe come un coccodrillo - una trasfigurazione riuscita male, una dei tanti errori che fece Davina nel suo passato come studentessa, e alla cui borsa si era tanto affezionata da decidere di non ritrasfigurarla più nè in oggetto nè in animale.
L'oggetto-animale correva sfrecciando per il corridoio mentre gli studenti si radunavano sui due lati e mentre la voce che gridava si era ormai avvicinata. Poco dopo - nell'esatto momento in cui la borsa si bloccò davanti alla porta della presidenza - dallo stesso angolo dov'era spuntata, sfrecciò qualcosa. Passò così velocemente che all'inizio si fece fatica a distinguerne la forma! Che fosse un drago!? Ma nooo che non lo era.. era la suddetta Davina Bat, in sella alla sua scopa da viaggio - modello classico - che sfrecciava anch'essa in direzione della presidenza. Al suo passare molti dei quadri si spaventarono e si nascosero sotto le cornici, alcuni si capovolsero, gli studenti ridevano ed urlavano come eccitati da una stramberia tale. Davina rideva a più non posso, divertita non si sa proprio per che cosa! Faceva pernacchie agli studenti, faceva finta di cadere dal suo manico di scopa e .. volteggiava allegra, fino alla presidenza, dove si bloccò con una sterzata che per poco non adnò a sbattere. Scese dal manico di legno e si guardò attorno, tastandosi le gambe
« Per tutti gli zerbini impolverati della terra! Devo aver perso il mio cappello! » poi gl'occhi si incrociarono e puntarono all'insù verso la sua testa
« Uh! Aha aha ahha che sbadata... Davina, devi impararlo prima o poi che la testa non sta sotto i piedi e i piedi non sono in testa... ma, certa gente però si mette i piedi in testa, mi sono sempre domandata come facciano..? » talmente presa dai suoi vaghi pensieri, si destò poco dopo grazie alla sua preziosa borsetta-coccodrillo che l'aveva azzannata al blando mantello nero come per ridestarla dai suoi sogni.
« Cosa c'è Coco? Cosa?! » disse spazientita guardandola dall'alto.
« Uh sì! Certo! Sono qui per un colloquio.. sì sì » iniziò a sistemarsi nel modo migliore. Si stirò con le mani il lungo abito nero classico - fatto di seta, cotone e pizzi, ricamato con bottoni di un nero lucente; si raddrizzò il cappello a punta sulla testa e l'ampio mantello. La sua carnagione palliduccia era in netto contrasto con tutto quel nero del vestiario. I suoi occhi e i suoi movimenti sprizzavano gioia, allegria; gl'occhi nocciola erano contornati da due occhialetti perfettametne rotondi posati delicatamente sulla punta del naso. I lobi delle orecchie - un po' cadenti causa l'età - erano ornati con due pendoli pralinati.
E fu così che, con la scopa alla mano sinistra e la borsa ringhiante al pavimento, bussò alla porta dell'ufficio del preside. Diede con un piede un leggero calcio alla borsa che smise di ringhiare
« Fai la brava tu! Non farmi fare brutte figure, mh? » tentò di essere seria ma, le fece un sorrisetto - come se tra loro ci fosse veramente intesa.
Non vedendo ancora arrivare nessuno ad aprirla, estrasse dalla borsa un calice di vetro e lo posò sulla porta lignea, all'altro capo vi posò l'orecchio e tentò di origliare verso l'interno per cercare il minimo rumore che le confermasse la presenza di qualcuno.. gl'occhi si muovevano allegramente all'interno delle orbite del cranio, come eccitata all'idea di dover sostentere un colloquio proprio in quella scuola.